Nell’anno scolastico appena concluso ho avviato nuovi corsi di scacchi in 5 classi seconde delle primarie (4 tradizionali e 1 Montessori). Con 5 primi corsi lunghi un intero anno scolastico ho potuto sperimentare piccole e grandi innovazioni didattiche. Vi racconto di seguito com’è andata.
Ho eliminato completamente la scacchiera murale dal programma.
Sono convinto che sia meglio insegnare senza la scacchiera murale. Ne ho parlato l’anno scorso in più occasioni (qui, qui e qui). Nei corsi base appena conclusi ho provato a farlo dal principio.
Inizio la prima ora con i bambini posizionati a coppie uno vicino all’altro. Racconto l’inizio della storia di Gilgamesh che parla della scacchiera (v. il mio Manuale per insegnanti) poi ogni coppia riceve una scacchiera. Spiego che ci sono due modi per posizionarsi con la scacchiera. Il primo è la posizione di lavoro/apprendimento, il secondo è la posizione di gioco. Nella posizione di lavoro/apprendimento due bambini siedono vicini, si dividono la scacchiera e collaborano insieme. I pezzi sono messi ai lati della scacchiera, fuori di essa. Io detto le posizioni o do indicazioni su dove bisogna mettere i pezzi e poi impartisco le istruzioni successive. Nella posizione di gioco i bambini si mettono l’uno di di fronte all’altro. I pezzi sono posti sulla scacchiera.
Dopo questa introduzione passo agli esercizi e la prima ora finisce velocemente. Sono necessarie tre lezioni prima di iniziare a giocare partite ridotte.
Sfrutto l’entusiasmo iniziale, per la novità dell’argomento, per insegnare le basi comunicative e pratiche per le future lezioni.
I vantaggi del metodo senza scacchiera murale sono:
1. i bambini possono agire concretamente
Avere la scacchiera davanti dà maggiore concretezza alle spiegazioni: per i bambini è più reale e sono più coinvolti, nel senso che possono toccare e muovere direttamente i pezzi, oppure mettere le posizioni. Lavorano con le proprie mani sulla realtà.
2. è più facile capire se i bambini seguono l’insegnante
Diminuiscono i bambini che sembrano seguirti quando tieni una lezione frontale, ma che in realtà non ti seguono. Scopro abbastanza velocemente chi non segue, perché la posizione sulla scacchiera non è conforme alle istruzioni. Perciò dopo un breve periodo di adattamento al metodo, aumenta l’attenzione verso le istruzioni date.
3. l’insegnante controlla meglio il livello di apprendimento
Con questo metodo riesco a vedere molto meglio i limiti e le capacità effettive di ogni coppia di bambini.
Gli svantaggi sono:
1. Aumenta il lavoro per l’insegnante
Il mio lavoro aumenta di parecchio, ma questo è un problema relativo, perché il tempo e la volontà non mi mancano.
2. È difficile
All’inizio è davvero difficile; ci vuole parecchio tempo prima che i ragazzi siano pronti per recepire le istruzioni, e altrettanto o di più perché si abituino a lavorare in questo modo. Devono ancora imparare a prestare attenzione maggiore quando parlo.
3. I bambini si stancano ad aspettare
Un problema di difficile soluzione è che devo aspettare che tutti abbiano trovato la soluzione alla posizione o istruzione prima di continuare con una nuova posizione. I bambini aspettano il mio ordine prima di effettuare la loro mossa sulla scacchiera; i più portati trovano la soluzione per primi e devono aspettare gli ultimi. A volte il tempo di attesa si allunga talmente tanto che i bambini faticano a stare tranquilli. È un problema più che altro disciplinare, che probabilmente si ridurrà man mano che i bambini crescono e progrediscono; più probabilmente è il prezzo da pagare quando si sceglie di non usare la scacchiera murale. Non sono propenso a dare ai più talentati il libro degli esercizi mentre con gli altri continuo sulla scacchiera. Non mi convince, a fondo, l’idea di creare due gruppi diversi perché potrebbe influire negativamente nel rapporto del gruppo, ma comunque vale la pena di fare qualche esplorazione in questo senso.
Usare una storia come integratore
Introdurre i pezzi e la scacchiera con una storia aiuta la spiegazione e l’assimilazione da parte dei bambini. Alcuni si ricordano meglio le specificità dei pezzi se queste sono narrate da una storia. Io non mi considero un bravo narratore, ma mia figlia – che è anche mia allieva di scacchi a scuola – è convinta del contrario. Credo abbia imparato presto ad essere diplomatica ;).
Bravo o no, ho riscontrato che in alcune classi almeno la metà dei bambini preferirebbe passare direttamente alla spiegazione del pezzo, saltando la storia, per poter giocare prima. Credo però che un buon contastorie riuscirebbe a raggiungere più bambini.
La mia esperienza mi dice, e cosi ho fatto negli ultimi corsi, che le storie della scacchiera, del Cavallo, dei pedoni, dell’Alfiere e della Torre siano utili per la comprensione anche se non le ritengo indispensabili. Non racconto più le storie sulla Donna e il Re, che spesso tratto insieme velocemente in pochi minuti.
Un fatto curioso ma comprensibile se si conosce un po’ (poco in verità) il sistema Montessori.
Su trenta classi gestite con il programma “Giocare a scacchi” solo la classe Montessori ha chiesto che raccontassi la conclusione della storia. Gli altri non se ne sono nemmeno accorti che non era completa, anche se è possibile che alcuni, interessati a sentire il proseguimento, non abbiano avuto il coraggio di chiedere.
Il valore dei pezzi
L’esercizio 5 di Giocare a scacchi, vol. 1, dove i bambini sommano i pezzi catturati assolve diversi compiti. Mi fa capire chi memorizza bene e chi meno, mi fa capire se sono in grado di fare somme mentalmente senza numeri scritti e a parte che piace agli insegnanti piace anche a gran parte dei bambini. Anche se il “piace ai bambini” non necessariamente vuol dire che sia utile ai bambini (ne parleremo in seguito).
Non menzioni più i valori di scambio dei pezzi fino alla fine del secondo anno (dopo una cinquantina di ore) o agli inizi del terzo anno di corso quando inizio con le spiegazioni di attacco e difesa dei pezzi. Dopo quattro o cinque ore (più di un mese dopo), se proponessi un test sul valore dei pezzi credo solamente due o tre bambini si ricordano il loro valore di scambio.
In alcune classi ho tralasciato l’esercizio per un altro motivo, mi sembrava in corsi fuori dall’ambito scolastico, che i bambini si divertono di più con gli esercizi se hanno prima acquisito esperienza di gioco, ma ne parleremo in seguito e ho gia scritto qualcosa in merito nel blog.
Lo svantaggio nel non eseguire questo esercizio, ma solamente nel corso della presentazione dei pezzi spiegare perché un pezzo è più forte (senza valore numerico, ma in base alle possibilità di muoversi e controllare case) di un altro è che continuano leggermente più a lungo a fare catture negative rispetto ai bambini con più dimestichezza con i punti. La differenza non è molto grande e non è questa differenza la causa principale a farmi continuare con l’esercizio 5, ma i vantaggi prima menzionati e semplicemente perché mi piace l’esercizio e farlo o meno non influisce in modo decisivo sul gioco dei ragazzi nel prossimo futuro (il livello di gioco dove sono si protrarrà ancora a lungo. Ovviamente su richieste da parte dei bambini sul valore dei pezzi do in qualsiasi momento loro un valore preciso, hanno bisogno di riferimenti sicuri a questa età. In un eventuale futuro agonistico, di questi bambini, che non sono ancora indirizzati, nel senso che non hanno ancora certezze teoriche e sono ancora molto malleabili e aperti a tutte le novità, sarà compito dell’eventuale allenatore (quando sarà il momento) proporre alternative.
(continua)
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Come già ti scrissi anche io ho provato a fare a meno della scacchiera murale (e questo mi costa, perchè come sai utilizzo la mia “scacchiera ideografica”…) e devo dire che il risultato è stato per me sorprendente!
Di tanto in tanto perciò ultilizzo il metodo del “dettato” delle posizioni da risolvere, ma la scacchiera mi è troppo utile per il mio tipo di metodologia…