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    Riflessioni, appunti e spunti sul gioco degli scacchi, sul loro insegnamento a bambini e ragazzi, soprattutto nelle scuole.
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    - 2008
    - 2009
    .

  • Il nuovo libro di Alex!

    Per gentile concessione dell'editore (ediscere), pubblichiamo un estratto dell'ultimo libro di Alexander Wild per la serie Giocare a scacchi, I matti. Per scaricarlo, clicca qui.

    Wild, i matti

  • I racconti di Kob

    apici sinistraIl silenzio all'inizio del primo turno. Di un torneo così. Le prime mosse, quando tutto è ancora possibile. Quando ancora tutti i sogni hanno diritto di cittadinanza. Quei primi minuti. In cui non si alza nessuno. In cui davvero tutti, tutta una sala, centinaia di persone, condividono gli stessi sentimenti.apici destra

    Mauro Kob Cereda, Foto

    Link ai racconti di Kob.

4 more years

Quest’anno ho ricominciato il ciclo di lezioni “4 anni per pensare meglio” in 9 seconde elementari, quattro di madrelingua tedesca e 5 di madrelingua italiana. Racconterò in tedesco sul mio blog personale (non ancora accessibile liberamente, lo sarà a breve) il ciclo di lezioni e le riflessioni che le accompagneranno. Presenterò qui le stesse cose in italiano.

Prima però voglio riassumere il mio approccio riguardo gli scacchi nella scuola.

La tipologia degli scacchi che propongo nelle scuole.

Vorrei ricordare che qui si parla esclusivamente di scacchi nelle scuole e non di scacchi nei circoli scacchistici. Al circolo devo necessariamente accettare qualche compromesso che non devo, di solito, accettare nelle scuole.

Inizio i corsi di scacchi in seconda elementare, in orario curricolare, e i bambini hanno in media fra i 7 e gli 8 anni.

Considero gli scacchi nelle scuole, per la classe al completo, come un gioco che parla per sé.

Gli scacchi senza rendimento, senza aspettative, senza educare, senza additivi motivazionali e manipolativi, senza giustificazioni. Semplicemente giocare a scacchi.

Il gioco degli scacchi richiede di per sé un impegno elevato da parte dei bambini e non trovo necessario appesantire l’esperienza con un’ulteriore richiesta di rendimento, come ad esempio la forza di gioco e la sua valutazione. D’altra parte ci sono sicuramente bambini che vogliono rendere di più, ma anche in questo caso non è opportuno rinforzare questo fatto di “volersi misurare” per trasformarlo in una competizione.

Giocare a scacchi senza aspettative né verso i bambini né verso me stesso. Non mi aspetto effetti immediati dal gioco degli scacchi sui bambini, nemmeno una particolare competenza scacchistica da loro. Già conosco le conseguenze positive a lungo termine di una pratica regolare del gioco, ho avuto cinque anni di tempo, in orario curricolare, per scoprirle.

È necessario aggiungere che le aspettative, che si realizzino oppure no, finiscono per condizionare le mie azioni e ciò può andare a discapito dei bambini. Perciò anche se non è facile agire privi di aspettative cercherò di provarci.

Insegnare gli scacchi senza voler educare: senza suggerire punti di vista adulti sul come, cosa e quando fare. Proporre gli scacchi senza teorie specifiche e osservare cosa succede. Trovo molto importante che ogni bambino possa estrarre dagli scacchi quello che gli può essere utile. Che sia una sua strategia, proprie osservazioni oppure il semplice fascino nel muovere i pezzi e vedere i cambiamenti che questo movimento comporta sulla scacchiera.

Metto insieme motivazione (dall’esterno) e manipolazione perché nella pratica i confini sono perlomeno sfocati ad essere magnanimi. La vera motivazione viene dall’interno, dallo stato d’animo e dalle esperienze individuali dell’uomo. È aumentabile solamente tramite vita vissuta ed esperienza. Motivazione o manipolazione di questa forza motrice naturale si rivela spesso, col senno del poi, essere un boomerang. Nel momento in qui queste pratiche “motivazionali” cessano –  è un fatto inevitabile – cessa anche la partecipazione attiva dei bambini. Ciò nonostante basta che il gioco degli scacchi sia preferibile per i bambini più di molte materie scolastiche per trovare abbastanza motivazione a partecipare al gioco. Tutto quello che non ha un collegamento diretto con il gioco è superfluo e non ha ragione di entrare nella scuola perché devia l’attenzione dal gioco e dà al gioco un altro gusto, un’altra qualità e anche un’altra direzione.

Non giustifico né spiego il motivo per il quale giochiamo a scacchi durante l’orario principale. Richiedo agli insegnanti di fare lo stesso perché vorrei avere la possibilità, in futuro, di scoprire cosa sono e cosa significano gli scacchi per i bambini. Senza l’influsso da parte degli adulti.

Motivazione: meglio interna!

Quando entro in classe per la prima volta, i bambini sono interessati e motivati per giocare a scacchi. Probabilmente per lo sforzo che il gioco richiede, la curiosità e la motivazione diminuiscono man mano con il passare delle ore. Che cosa rimane è un po’ di curiosità e la disponibilità ad aspettare per verificare se quello che ho detto finora sarà in accordo con come agisco e uno stimolo verso il gioco degli scacchi. La mia esperienza mi dice che è proprio questo stimolo a fare da contrappeso nei bambini sovra stimolati, portando cosi un po’ di tranquillità nel caos delle loro percezioni.

Nella prima ora spiego che l’inizio potrà essere difficile ed eventualmente anche noioso, ma con il passare del tempo, più giochiamo e più diventerà interessante e chiedo loro di avere un po’ di pazienza per avere l’occasione di poterglielo dimostrare.

Il piacere di esplorare

Il mio principio di base: non propongo divertimento o intrattenimento con gli scacchi ma solamente il piacere di esplorare e il raggiungimento dei traguardi individuali di ogni bambino tramite il gioco degli scacchi. Non propongo nessun programma a “norma di bambino” o “pappa già pronta” ma semplicemente gli scacchi come sono, con tutte le difficoltà e complicazioni del caso. I bambini sono perfettamente in grado di gestire queste difficoltà ed è proprio questa capacità di gestire in modo costruttivo le difficoltà che cerco di mantenere e incrementare. Ovviamente non posso richiedere uno specifico rendimento standardizzato dai bambini, ma devo assolutamente nei limiti del possibile tenere da conto le caratteristiche e la disponibilità da parte di ogni singolo bambino. Questo rende impossibile o perlomeno molto difficile una valutazione equa sulla competenza o forza di gioco dei bambini. Di conseguenza non valuto i bambini in questo senso.

Sfrutto questo loro interesse e motivazione iniziale per proporre qualcosa sul linguaggio degli scacchi, come per esempio nomi delle case, traverse e colonne, diagonali ecc.

Inizio con i pezzi dal movimento più “difficile” per poi proseguire con i pezzi facili quando la motivazione sarà minore. Credo che in questo modo si raggiunga un certo interesse e una partecipazione attiva nel maggior numero di bambini in classe. Ora mi rimane solamente da aspettare che gli scacchi facciano il resto.

9 Risposte

  1. Ottimo articolo, come sempre, ma mi auguro che tu non voglia scrivere solo in Tedesco: l’Italia ha bisogno delle tue lungimiranti idee didattiche!
    A presto Alex!

  2. […] creatività; il secondo, scritto dall’amico Alex Wild, annuncia il suo prossimo ciclo di 4 anni di scacchi scolastici a 9 classi di seconda […]

    • Ormai è da tanto che la scuola non riesce più a mantenere, per non parlare di stimolare la creatività nei bambini. Questo è un fenomeno comune a tanti paesi e non solo da noi.Tanto fumo e poco arrosto è più importante. Purtroppo stà peggiorando..

      • A chi lo dici! Abbiamo una scuola dell’infanza materna valida, poi un decrescendo…

  3. Inizierai con il Pedone?

    • Ho iniziato con il Pedone è più comodo

      • GRAZIE per gli spunti.
        Sono proprio d’accordo con te l’spettativa e’ quella che rovina tutto nella vita.
        Perche’ dici e’ piu’ comodo cominciare con il pedone?
        Quanto dura la lezione, con che cadenza?settimanale? Non mi ricordo.

  4. è più comodo perchè posso farli giocare da subito. Le lezioni sono di 60 minuti ma 10 se ne vanno quasi sempre per preparare il materiale dei bambini. alla fine alcune classi devono smettere prima per vestirsi.
    Una volta a settimana

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