Quasi trent’anni fa, Howard Gardner teorizzava la compresenza nell’uomo (e nel bambino) di tante intelligenze diverse, che operano spesso insieme. Tante più sono le intelligenze stimolate e coinvolte nell’apprendimento, tanto migliore dovrebbe essere l’apprendimento/acquisizione della materia.
Dalla Pennsylvania alle Marche
Giuseppina Gentili, esperta e formatrice nel campo delle intelligenze multiple, oltre che insegnante della scuola primaria da più di vent’anni, ha provato a capire se gli scacchi potessero essere un’occasione per stimolare nei bambini tante intelligenze diverse. Confrontandosi con la prof.ssa Mindy Kornhaber dell’Università della Pennsylvana, collaboratrice di Gardner, Giuseppina Gentili ha tentato di individuare le abilità cognitive coinvolte negli scacchi e rapportarle ad ogni intelligenza. Il frutto (provvisorio) di questo lavoro è riportato in questo articolo (è disponibile anche una versione in formato pdf per chi volesse un documento più facile da stampare).
L’autrice precisa che un conto è individuare i processi cognitivi coinvolti e altra cosa è verificare se e in che modo queste intelligenze siano state effettivamente potenziate o meno attraverso la sollecitazione dei processi mentali individuati. Su questo aspetto Gentili e Kornhaber stanno ancora riflettendo e discutendo; la verifica della competenze raggiunte e la valutazione sono operazioni complicate e critiche, soprattutto con le intelligenze intrapersonale e interpersonale.
Le intelligenze di Gardner e gli scacchi
Qui sotto riporto i processi mentali tipici degli scacchi associati a ciascuna intelligenza individuati da Giuseppina Gentili (e Mindy Kornhaber). In corsivo ho premesso le riflessioni sull’argomento di un istruttore di scacchi statunitense, John Bucky, che le ha presentate nel corso della sua relazione al convegno Chess in Education, tenuto negli USA nel 2006.
Linguistica
Dialogo interno su quale mossa sia buona, cosa sta minacciando il nostro avversario, ecc.
(Buky)
Gli scacchi possono servire per:
– Favorire strategie comunicative di descrizione, informazione, persuasione
– Sviluppare un linguaggio specifico
– Potenziare l’abilità di argomentazione
Logico-matematica
Causa ed effetto. Se metto un pezzo in presa, può essere catturato.
(Buky)
Gli scacchi possono servire per:
– Usare il linguaggio algebrico
– Velocizzare il calcolo mentale (valore pezzi)
– Attivare processi di problem posing (individuazione situazioni problematiche)
– Attivare processi di problem solving (sviluppo strategie risolutive
– Sviluppare il pensiero anticipatore (prefigurare azioni future)
– Sviluppare il pensiero critico e strategico (destreggiarsi in maniera autonoma e personale fra molte informazioni ed usare le stesse per la pianificazione degli interventi)
Visivo-spaziale
Localizzazione dei nostri pezzi e di quelli dell’avversario (“visione”).
(Buky)
Gli scacchi possono servire per:
– Attivare e potenziare la percezione e la memoria visiva
– Sviluppare l’orientamento spaziale, la topologia, i rapporti e gli elementi geometrici
– Utilizzare il sistema (piano) e coordinate cartesiane
– Pensare per immagini (prefigurare azioni future)
Corporeo-cinestetica
Movimento fisico dei pezzi.
Gioco lampo.
Uso delle scacchiere a terra e impersonificazione dei pezzi.
(Buky)
Gli scacchi possono servire per:
– Utilizzare con efficacia la comunicazione non verbale
– Attivare la coordinazione oculo-manuale
– Potenziare l’orientamento spaziale
Musicale
Ogni pezzo può essere pensato come avente una sua frequenza di risonanza, più alta per la donna, più bassa per il pedone. [Mah? NdR] Questo può avere rilevanza per gli studenti con disabilità visive.
(Buky)
Gli scacchi possono servire per:
– Comprendere schemi temporali e ritmici (turni dei giocatori).
Interpersonale
Necessità di capire le intenzioni dell’altro (l’avversario).
Capita che qualche giocatore si alzi e per meglio pensare guardi alla scacchiera dal punto di vista dell’avversario.
(Buky)
Gli scacchi possono servire per:
– Favorire una valutazione critica delle potenzialità, aree di forza e aree di debolezza dei propri compagni
– Costruire relazioni positive con gli altri (lavorare in gruppo), dialogare, concordare, negoziare
– Stimolare la disponibilità al confronto, al rispetto delle idee e opinioni degli altri
– Favorire il rispetto delle regole relazionali e di gioco condivise (autocontrollo fisico ed emotivo)
Riflessiva (intrapersonale)
Dialogo interiore.
Riflessione sul perché abbiamo fatto una certa mossa e preso una certa decisione.
L’analisi delle proprie partite diventa anche analisi dei propri punti di forza e di debolezza
(Buky)
Gli scacchi possono servire per:
– Favorire l’auto-consapevolezza e l’autovalutazione (riconoscere le proprie potenzialità, aree di forza e aree di debolezza
– Migliorare la capacità di riflessione
– Controllare la propria istintività ed emotività (autocontrollo ed esercizio della pazienza)
– Formare una auto-coscienza critica
– Stimolare la fiducia in sé stessi, le capacità decisionali, senso di responsabilità
– Favorire la costanza e la concentrazione
– Sviluppare atteggiamenti di accettazione della sconfitta e adattamento alla realtà
Naturalistica
Sensibilità verso la scacchiera e i pezzi.
Essere “sintonizzati” sulla posizione.
(Buky)
Gli scacchi possono servire per:
– Osservare con attenzione e concentrazione
– Confrontare e classificare
– Formulare e sperimentare le ipotesi di gioco ideate
Esistenziale
Gli scacchi possono servire per:
– Comprendere la necessità praticare il rispetto, la tolleranza e la correttezza nei confronti dell’altro
– Interiorizzare il concetto di giustizia ed equità
– Maturare la consapevolezza di sé e degli altri
– Maturare la consapevolezza della necessità e dell’efficacia del lavoro di squadra
– Sperimentare la positività di appartenere ad una comunità educante
Possiamo concludere con John Bucky che:
“Gli scacchi consentono tutte le modalità di apprendimento [previste dalla teoria delle intelligenze multiple] e possono inserirsi a pieno titolo nelle aule scolastiche moderne e differenziate di oggi”
La sperimentazione a Carassai e San Benedetto del Tronto
Stabilito che gli scacchi possono essere validamente utilizzati per sviluppare praticamente tutte le diverse intelligenze, la dott.ssa Gentili ha predisposto un programma di scacchi scolastici di cui riportiamo in documento a parte la prima unità operativa. Le attività previste sono state realizzate in due classi seconde delle scuole di Carassai e San Benedetto del Tronto ed è previsto che proseguano nei prossimi anni, fino alla quinta.

La costruzione della scacchiera
Il programma delle attività è stato elaborato a partire da quello proposto da Alessandro Pompa nel libro I bambini e gli scacchi, e dalle fiabe di Carlo Alberto Cavazzoni nel libro “Il Castello degli scacchi”.
Il corso di scacchi è cominciato con la lettura della leggenda di Sissa, seguita dalla costruzione della scacchiera e dei pezzi e pedoni per giocare.

La costruzione dei pezzi
È seguita la lettura della fiaba “Il Regno degli scacchi” (Cavazzoni) che ha fatto da sfondo integratore a tutte le attività successive. Dopo la presentazione della scacchiera e l’esecuzione di giochi logico-matematici basati su di essa, i bambini hanno ascoltato la canzone dello Zecchino d’Oro, “Scacco matto”, che hanno prima analizzata e poi memorizzata e cantato.
Il successivo incontro di gemellaggio con coetanei più esperti della scuola primaria “Bice Piacentini” ha aiutato i bambini della scuola di Carassai ad avvicinarsi ulteriormente agli scacchi.

Si gioca all'aperto
Dopo il gemellaggio sono cominciale le “lezioni” di scacchi: sono stati presentati per primi i pezzi, nell’ordine Re, Torre, Alfiere, Regina (sì, Regina e non Donna), Cavallo. E dopo i pezzi i bambini hanno conosciuto il pedone e le sue caratteristiche principali, inclusa la promozione ad altro pezzo. Questa parte del programma è stata basata sul lavoro di Alessandro Pompa I bambini e gli scacchi.
I bambini di Carassai hanno completato tutte le attività e da un paio di mesi stanno facendo pratica del gioco. Ma non si sono limitati a giocare, perché, lavorando in gruppi, hanno scritto una storia che ora dovranno sceneggiare per una rappresentazione teatrale. Ecco la storia prescelta, scritta da Samuele, Giorgia Jonathan e Matteo:
Un…due…tre…fante, cavallo e al Re!!
C’erano una volta, tra due colline, in una terra molto lontana, due regni: uno completamente banco e l’altro completamente nero.
Il regno bianco meraviglioso era rivestito da fiori multicolori, cascate d’argento, boschi fatati, fiumi e laghi a volontà ed impreziosito da montagne innevate e candide nuvole che giocando insieme spesso si fondevano in giochi di luce bellissimi. Al centro del regno si ergeva un castello di cristallo, tutti vivevano in pace e tranquillità rispettando sé stessi, gli altri e la natura
Il regno nero invece, a differenza di quello bianco, conteneva un castello scuro di argilla, circondato da cascate inquinate, fiori di colore scuro, laghi e fiumi scarsi ed inquinati ed alberi completamente coperti da sacchi neri; tutti erano sempre costantemente arrabbiati, ognuno pensava solo a sé stesso, non rispettando e distruggendo le poche cose che erano in comune con gli altri, non solo non rispettavano gli altri ma neanche sé stessi ed i propri talenti. Ogni regno si differenziava con il proprio colore. Nel regno bianco viveva una coppia formata da un re potente e ricco che si poteva permettere il primo passo nel gioco degli scacchi (considerato nei due regni gioco nazionale) e una regina dotata di incredibile bellezza che amava la natura e che ogni giorno perfezionava i suoi capelli che abbelliva sempre con fiori profumati. Le dame di sua maestà erano due torri con capelli rizzati all’insù, fedeli e sempre pronte al suo servizio. I mezzi di trasporto utilizzati, sempre lavati e puliti erano due cavalli bianchi con una sella che si illuminava al sole. I due cavalieri più coraggiosi, sempre pronti a sacrificarsi per il sovrano, ricoperti da un’armatura d’oro erano gli alfieri. I figli dei due sovrani erano otto ed erano talmente carini che con la loro bellezza imprigionavano diagonalmente gli avversari.
Nel regno nero invece vivevano due sovrani, un re e una regina che erano diventati con il tempo molto poveri avendo speso incoscientemente tutto il loro patrimonio, e che obbligavano i loro sudditi a compiere umili lavori senza riconoscere le loro abilità e i loro talenti.
Un giorno però, il re bianco si accorse del degrado e della distruzione che stava avvenendo nel regno nero e decise insieme alla consorte di fare qualcosa. Chiese udienza al re nero e si recò nel suo castello di argilla per chiedere spiegazioni del suo comportamento irresponsabile nei confronti dei suoi sudditi e dell’ambiente, facendo notare che sia lui che il suo regno non avrebbero potuto sopravvivere molto al grande e disastroso inquinamento che già c’era e alla mancanza di rispetto tra le persone.
Il re bianco fu molto convincente, tanto che il re nero capì il suo errore ma a causa della sua poca responsabilità decise di affidare la decisioni definitiva alla sorte. Per celebrare il possibile accordo si decise di organizzare un torneo e fare una partita a scacchi, che come ricordato era il gioco nazionale dei due regni. Bianchi e neri si scontrarono per un semplice motivo: se la vittoria fosse stata bianca i neri avrebbero rispettato i propri talenti e non avrebbero inquinato più l’ambiente; se invece la vittoria fosse stata dei neri, i bianchi avrebbero dovuto dare i propri rifiuti ai neri per inquinare ancora di più.
Fortunatamente il torneo finì con una “patta”. Ed ora che si fa? Pensarono i due re!
Questi dopo una lunga passeggiata e un ottimo pic-nic nel regno bianco, presero una coraggiosa decisione, decisero infatti di unirsi, non più bianchi, non più neri, ma un unico popolo onesto, coraggioso e pieno di rispetto per sé, per gli altri e per la natura, uniti da una comune passione: il gioco degli scacchi. Questa decisione piacque molto a tutti e fu così che i due regni dopo un po’ di tempo si unirono e tutti uscirono dal proprio regno per andare ad abitare in un bosco lì vicino dove, pensate un po’, le chiome degli alberi avevano le sembianze dei pezzi del gioco degli scacchi, alcuni verdi chiaro altri verde scuro. Ovviamente erano alberi e chiome magiche, sempre pronti e disponibili a far giocare i due re ed i loro sudditi al loro gioco preferito, dando vita a delle memorabili partite che si concludevano sempre con una grande e sincera stretta di mano.
Sapete come è andata a finire? Beh…tutti vissero felici e contenti, ovviamente!!
Ah…un’ultima cosa…se cercate questo bosco, non è molto lontano, lo troverete nel vostro cuore e se cercate più attentamente troverete anche i vostri talenti. Rispettate voi stessi e l’ambiente!

Giuseppina Gentili
Laureata in Scienze della Formazione all’Università di Macerata, insegna da oltre venti anni nella scuola primaria. Attualmente lavora presso l’Istituto comprensivo di Montalto Marche (AP), dove coordina un gruppo di autoformazione I.M.A.S. (Intelligenze Multiple A Scuola).
È autrice del libro Intelligenze multiple e insegnamento della matematica (Dai punti di forza del bambino ai settori di debolezza), edizioni Junior. È formatrice nel campo delle intelligenze multiple; in rete si trova la sua presentazione ad un convegno del 2008.
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