I bambini non giocano a scacchi a casa
Di solito inizio un nuovo anno facendo giocare i bambini: controllo come giocano e soprattutto la velocità di gioco. Vedo così se posso continuare da dove li ho lasciati l’anno precedente o se devo riprendere qualche provvedimento in questa direzione. M’informo anche se in estate qualcuno ha giocato a scacchi. A parte due o tre bambini, i soliti noti che partecipano ai tornei giovanili, le partite giocate, con i genitori in prevalenza, si contano sulle dita di una mano. Per me va bene cosi, in estate l’attività che dovrebbe prevalere è il movimento e se vedessi in spiaggia due bambini che giocano a scacchi invece di essere in acqua, mi sembrerebbe perlomeno un po’ strano.
Scacchi speranza
Quest’anno però, per la prima volta, posso continuare da dove li avevo lasciati. Nella seconda ora ripresento il finale, trattato l’anno scorso con Re e pedone in quinta traversa conto Re. Considerando anche che all’incirca metà classe riesce a giocare in prevalenza senza mettere in presa troppi pezzi in una mossa decido di iniziare ad insegnare loro a pensare in avanti e considerare anche le mosse avversarie. Il gioco della classe è ancora al livello di “eseguo questa mossa, vediamo cosa succede e speriamo vada bene”. C’è ancora il pensiero dominante che l’avversario può sbagliare le proprie mosse e delle partite pari si possono vincere tramite l’errore dell’avversario. Convincere i bambini che nell’analisi non si calcola l’errore dell’avversario non è cosi semplice. Penso di dedicare questo ultimo anno soprattutto all’analisi.
Le regole non piacciono ai bambini.
Mettiamo la posizione del finale sulla scacchiera, una scacchiera per due bambini e tutt’e due dalla parte del Bianco, e inizio chiedendo quali siano le regole da avere in mente per gestire bene questo finale. Due le regole utili, prima condizione per vincere il finale, il Re davanti al pedone e la seconda il pedone in settima senza scacco. Le abbiamo imparate in quattro lezioni con simultanea finale, dopo ogni lezione, con Stefano. Aspettavano tutti che Stefano fornisse le regole ma Stefano non dice niente. Non ci sono nemmeno tentativi di indovinare qualche regola, niente. Alla fine delle lezioni dell’anno scorso una buona parte è riuscita a vincere la loro partita in simultanea e a pareggiare con il Nero. La posizione messa sulla scacchiera era: pedone bianco in d5 e Re in d4, il Re nero in e8. Non meraviglia più di tanto se non si ricordano le regole, una buona parte dei bambini odia le regole perché spiegano come si deve giocare, mentre loro preferiscono, caratteristica dell’età, trovare da se i modi per vincere. Un altro fattore che influisce a far loro dimenticare subito queste regole è la mancanza di occasioni per sfruttarle. Raramente in questo livello di gioco arrivano a un finale simile e sappiano che per imprimere le regole ci vogliono un sacco di partite vere che terminano in una situazione tipica. Non ho ancora visto una sola partita con un simile finale nelle due classi.
Constatiamo alla fine che il Re deve stare davanti al pedone e vediamo la posizione finale da raggiungere. Rimettiamo la posizione di partenza e richiedo se la posizione è vinta o meno. Ci vuole un po’ di tempo prima che qualcuno chiede a chi tocca muovere. Muove il Bianco, ma nemmeno Stefano riesce a calcolare correttamente la posizione. Andiamo ora ad analizzare la posizione. I pezzi non vengono toccati e devono concentrarsi e risolvere il problema in mente. Ricerchiamo prima le mosse possibili del Bianco, eliminiamo quelle mosse che ovviamente non sono utili e poi calcoliamo due mosse in avanti con tutte le possibili mosse del Nero.
Se guardano me che spiego non imparano bene.
Io dirigo le varianti e tutti mi seguono con lo sguardo. Questo non va bene e chiedo loro di mettere la posizione corrente sulla scacchiera.
Il compagno di Stefano faceva affidamento sulle sue capacità di memorizzare ed è rimasto deluso quando Stefano non si è mosso. Risultato finale una sola posizione corretta su otto coppie. Chiariamo subito come fare per seguire con profitto la lezione. I bambini guardano la scacchiera e non l’istruttore e si concentrano solo sulla posizione e le mosse. Mi servono ancora due tentativi per far capire il modo di lavoro e poi continuiamo con le analisi.
Alla fine ci sono rimasti 10 minuti per giocare.
Nell’altra classe qualche idea sulla regola l’avevano, del tipo il Re deve stare davanti o forse dietro il pedone? Il resto della lezione è stato identico alla classe precedente. Verso la fine ho voluto controllare la mia opinione sulle regole e ho chiesto quali fossero le regole o piani per dare Matto con Donna e Re contro Re.
I sistemi per dare Matto con i pezzi pesanti li ho riproposti all’inizio del secondo anno e anche all’inizio del terzo anno e non prevedevo di ricontrollare nel quarto. Chiedo come siano i piani per dare Matto. Mi arriva la gabbia dal Matto con una Torre, fino alla Donna difesa che si piazza di fonte al Re, ma niente sul Matto con la Donna. Regola uno: portare il Re sui lati della scacchiera, regola due: mettere la Donna ad un salto di Cavallo dal Re per costringerlo ai lati. Non rispiego le regole, ma chiedo loro di dare un’occhiata nel libro GS1.
Anche in questo caso manca la pratica su partite “vere” per ricordarsi le regole.
Mi viene qui in mente che nel sistema scolastico, ma anche nell’insegnamento degli scacchi, le valutazioni dei bambini si effettuano spesso sulla loro conoscenza delle regole. Anche se in pratica riescono ben o male ad usarle, definire la regola si rivela fuori dalle loro caratteristiche, arrivare dalla pratica alle regole e non viceversa si avvicina di più alle loro caratteristiche.
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