Dopo le solite domande su quanto fatto nella lezione precedente, inizio la nuova lezione con un episodio della storia di Gilgamesh. Oggi tocca al Pedone.
In alcune classi devo interrompere il racconto, dato che non c’è un grande interesse, la maggioranza si dedica ad altro. Interrompo la storia facendo notare che con questo volume e questo interesse non riesco a continuare a narrare.
Bambini affiancati
Dopodiché creo gruppi da due che si dividono una scacchiera e i bambini siedono affiancati davanti alla scacchiera. Non li faccio sedere uno di fronte all’altro per consentire loro di avere la stessa prospettiva.
I pezzi vengono posizionati ai lati della scacchiera, ormai hanno capito abbastanza bene cosa devono fare all’inizio. Inizio a spiegare i movimenti del pedone senza mostrare nulla, solo a voce. Senza scacchiera murale mi accorgo subito e più chiaramente come lavora la classe. Mi accorgo del grado di attenzione dei singoli bambini, della disposizione ad ascoltare e di come riescono a eseguire le indicazioni. Da notare che non sono abituati a lavorare in questo modo e difficoltà iniziali sono normali.
Faccio posizionare un pedone in e2 e spiego che il pedone muove sempre sulla stessa linea (colonna), colgo l’occasione per avere conferma che sappiano cos’è una colonna, che il pedone si può muovere solo in avanti e mai tornare indietro né spostarsi a sinistra o destra. Spiego che il pedone si muove di una casa per volta e poi lascio muovere il pedone alternativamente ai bambini di ogni coppia. Fin qui un bambino era responsabile per i bianchi e uno per i neri, perciò l’istruzione di operare tutti e due, alternativamente, sullo stesso pedone non è recepita immediatamente. Approfitto della situazione per ripetere l’indicazione di muovere il pedone in avanti di una casa e spiego che questo si chiama “fare una mossa”. Adesso funziona e i bambini eseguono la loro mossa. Ora tocca al compagno eseguire la sua mossa con lo stesso pedone. Questa indicazione non viene recepita da molti bambini che prendono in mano un pedone nero e aspettano che dica loro dove metterlo. Rispiego che muovono lo stesso pedone già presente sulla scacchiera e già funziona meglio. Ripeto le indicazioni fino a quando il pedone non raggiunge l’ottava traversa (e8) e spiego la promozione. Poi mettiamo un pedone bianco in e4 e uno Nero in e5. Se un pedone incontra un ostacolo sulla sua strada si ferma e non può più proseguire. Negli scacchi si chiama “bloccato” il pedone è bloccato e non ha più mosse a sua disposizione. Poi spiego che il pedone ha due tipi di movimento a disposizione, uno come si muove e uno come cattura. Per dimostrarlo faccio posizionare i pedoni bianchi in e4 e d4 e i pedoni neri in e5 e d5 e indico loro di catturare un pedone. Ancora qualche esempio poi posizioniamo i pedoni bianchi in seconda traversa e quelli neri in settima. Spiego ancora il passo doppio iniziale, mentre l’en-passant lo tratteremo in seguito. Ora possiamo giocare con i pedoni. Vince il primo che riesce a portare un pedone in promozione.
Questa classe era una buona classe, al di sopra della media per quanto riguarda l’attenzione e l’osservanza delle indicazioni. Le due classi seguenti si rivelano invece l’esatto contrario. Con lo stesso programma non c’è stato quasi nessun progresso e alla fine non è rimasto tempo per giocare. È stato necessario dare spiegazioni ulteriori a ogni singola coppia, i pedoni venivano spostati a casaccio e ogni 5 minuti sono stato costretto a cercare di recuperare l’attenzione dei bambini sul tema trattato. In una classe, l’insegnante voleva essere deciso per quanto riguarda la disciplina e ha tolto alcuni bambini dalla classe occupandoli con altre attività. Il fatto si rivela uno svantaggio, dato che dovrebbero essere proprio questi i bambini ad avere i maggiori vantaggi dagli scacchi. In aggiunta la classe senza insegnante non era ben gestibile da parte mia, non sono riuscito a portare un po’ di tranquillità.
Bambini di fronte
Per questi motivi ho cambiato programma nelle classi successive. Ho messo i bambini uno di fronte all’altro e fatto posizionare un pedone bianco in e3 e uno nero in c7, dando loro l’istruzione di muovere in alternanza fino alla promozione. Qualche ripetizione, a seconda dei casi, poi mettiamo i pedoni sulla stessa colonna e li faccio muovere fino a quando non sono bloccati, per spiegare il concetto di pedone bloccato. Alla fine disponiamo i pedoni in seconda e settima traversa e si rivela che i concetti di colonna e traversa non sono ancora stati compresi da tutti, ma non ci vuole tanto tempo per sistemare correttamente. Spiego ancora il passo doppio del pedone e possiamo iniziare a giocare. Vince chi porta per primo un pedone in promozione.
L’attenzione è un fattore di lingua (e cultura)?
La mia prima impressione è: nel senso di attenzione, la propensione ad ascoltare e seguire le indicazioni, ho due classi sopra la media, cinque classi nella media e due classi sotto la media. Le classi di madrelingua italiana sono più vivaci, il volume è più alto, sono meno attenti e ascoltano meno. Mi serve un bel po’ di tempo e impegno aggiuntivo per presentare la stessa materia che peraltro viene recepita in modo minore. Può naturalmente essere un caso, ma i casi aumentano e presumo che sia veramente cosi. Probabilmente il motivo è semplicemente culturale, uno sfondo culturale diverso dalle classi in lingua tedesca. Mi sembra plausibile un maggior grado di medialità nei bambini, intendo che i bambini di lingua italiana passino più ore con i media (TV,Computer, cellulari, I-Pod ecc) rispetto ai loro coetanei di lingua tedesca in Alto Adige. Probabilmente anche l’ambiente più vivace nel senso di volume più alto fa la sua parte. Il rapporto volume maggiore dei bambini e volume maggiore dell’insegnante non è chiaro se parte dall’insegnante o dai bambini. È colpa dei bambini se l’insegnante è “costretto” ad urlare o viceversa? Un fattore aggiuntivo potrebbe essere una parte maggiore di bambini extracomunitari in classe.
Le classi con una maggiore disponibilità ad ascoltare sono ovviamente più facili da gestire, sono più silenziose e questo dovrebbe avere effetti positivi sull’apprendimento, anche se non necessariamente nella misura che ci si può aspettare. Presumo, come ho già spiegato nell’articolo sulle dinamiche di gruppo, che anche se sembra ci sia più attenzione non sempre è effettivamente cosi. L’apparenza a volte inganna. C’è più silenzio in classe e probabilmente più concetti rimangono in mente, ma dall’altra parte fino alla prossima ora passa del tempo e molto può essere e sarà dimenticato.
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