Scacchi per aiutare la concentrazione
Bisogna fare una premessa: mia figlia è una ragazza molto sensibile e caotica, cioè riesce e vuole fare più cose nello stesso momento. Questo fa si che concentrarsi su una cosa sola le risulta difficile e non mantiene la concentrazione per molto tempo.
Questi bambini difficilmente sono attratti da subito dagli scacchi; lo prova la definizione che mia figlia mi ha dato degli scacchi a quattro anni e mezzo “A questo gioco devo pensare tanto e questo mi stanca moltissimo”.
Ma è proprio a questi bambini che gli scacchi sono “necessari” per aiutarli a concentrarsi meglio e a trovare un po’ di tranquillità nei loro pensieri e nelle loro azioni.
1. Usare pezzi grandi
Ma come potevo fare? A un anno circa comperai una scacchiera in legno con i pezzi più grandi che le Due Torri avevano a disposizione e insieme iniziammo a giocare alla fattoria con i pezzi degli scacchi.
2. Associare gli scacchi al mondo conosciuto dal bambino
La Regina ripresentava la mamma, il Re il papà, gli Alfieri le sorelle, i cavalli andavano bene cosi come erano, le Torri erano i castelli o case e i pedoni i bambini. Ogni tanto chiedeva degli scacchi e si giocava cosi, a volte buttava i pezzi per aria li coccolava e cosi via come fanno con le bambole o le figure che hanno. Pian piano si iniziava a mettere i pezzi come dovevano essere messi ovviamente senza pretese che si ricordasse dove dovevano stare ma sempre chiedendo dove avrebbe voluto metterli e pian piano li metteva al posto giusto (non sempre ovviamente, è una testa molto dura) [chissà da chi ha preso questa caratteristica 🙂 nota del blogmaster] e si iniziava a giocare, ma senza usare le regole degli scacchi.
3. Insegnare le regole
Più o meno a quattro anni abbiamo iniziato a proporre delle regole per i movimenti dei pezzi e il loro nome.
È d’aiuto se in famiglia si gioca a scacchi abbastanza regolarmente perché i bambini vogliono automaticamente fare quello che fanno gli adulti, per emulazione, e imparano più velocemente.
Ancora non facevo niente di impegnativo, volevo solo che giocasse e non mi interessa l’agonismo. Perciò decideva lei quando aveva voglia di giocare e decideva pure quali regole seguire, le sue o le mie.
Poi, quando mia figlia aveva circa quattro anni e mezzo, le cose sono cambiate.
Stavo studiando un programma di insegnamento per bambini di Fritz quando è arrivata in stanza mia figlia. Di solito non le permetto di stare al computer per più di 5 minuti, salvo rare occasioni, ma questa volta ho pensato che magari potevo riuscire ad accendere una scintilla e le ho permesso di guardare. Ovviamente dovevo risolvere io gli esercizi ma questo non importava molto dato che è una che preferisce prima guardare e solo quando è sicura di riuscirci si mette a fare e non prima; non ha ancora grande costanza se non le riesce immediatamente si stufa subito.
Ovviamente sono convito che siano state soprattutto le figure in movimento ad attrarla, ma alla fine il risultato fu che da quel momento in avanti giocammo quasi sempre secondo le regole degli scacchi.
4. Lasciar vincere il bambino
Fino ai cinque anni l’ho lasciata vincere sempre, riuscendo qualche volta a fare anche qualche esercizio di matto.
Lo svantaggio nel lasciarla vincere è che non deve confrontarsi con attacchi al suo Re, come succede invece agli altri bambini nei corsi normali. Lo scopro quando la faccio giocare con un quasi coetaneo che ha una sorella maggiore che lo distrugge sistematicamente. Sarà abituato a perdere con la sorella ma attacca molto di più di mia figlia.
Adesso quando gioca male vinco io altrimenti vince lei.
5. Non giudicare il bambino
Con la sola eccezione di quando le do una possibilità di dare matto, non esprimo assolutamente nessun giudizio sulle mosse. Beh cerco di non farlo, ma qualche volta mi scappa, perché il lupo perde il pelo ma non il vizio.
In precedenza lo facevo di quando in quando, ma mi sono poi accorto che ogni tanto, prima di eseguire una mossa mi guardava per capire se era buona oppure no. Quando ho realizzato questo mi sono riproposto di non dare in alcun modo consigli e di non commentare le mosse, altrimenti Juliane non esplora più il gioco, ma segue l’insegnante.
Penso di aver capito questo errore appena in tempo. Juliane adesso mi guarda solo raramente per capire se la mossa è buona oppure no.
6. Niente fretta.
Fra quattro mesi mia figlia compirà i sei anni. Secondo me ha la stessa forza di gioco di un ragazzo di 8 anni dopo 15 ore di corso di scacchi, con difficoltà a vedere un matto in partita senza suggerimento, ma ha una buona comprensione dei pezzi e una buona impostazione. Cosa più importante voleva assolutamente venire al circolo. Purtroppo al momento non ho ragazzi a questo livello di gioco e quindi aspetterò.
Ho visto che in queste cose la pazienza paga.
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Salve!
Gradirei alcuni consigli per iniziare ad insegnare gli scacchi a mio figlio.
Ha 4 anni e vorrei che iniziasse ad avvicinarsi a questo splendido gioco.
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensa innanzitutto del fatto di non usare
scacchiere tradizionali, ma magari con i pezzi fatti a forma di pupazzetti
o personaggi a lui noti, o se invece conviene partire direttamente con i
pezzi classici. Inoltre, vorrei sapere quale libro posso acquistare per
imparare io stesso le tecniche di insegnamento che devo utilizzare.
La ringrazio per l’attenzione.
Saluti
Sergio
La risposta a Sergio è diventata un nuovo post:
Consigli a chi vuole insegnare gli scacchi a i bambini piccoli.
Alex
Bellissimo articolo che mi ha aiutata a capire come iniziare con la mia nipotina che compirà 1anno a giugno. Sono avida di consigli grazie! Arcangela Nicotera
utilissimi consigli grazie!!!! grazie!
ho due bimbi 4 e 6 anni …ora sono nella fase che li lascio giocare con scacchiera e pezzi come vogliono loro …..
Al più grande proverò tra poco a raccontare qualcosa sulle figure e sulle loro mosse …..
grazie ancora